Attenzione ai video Mediaset!
Mediaset cita in giudizio Google per la diffusione di filmati coperti da copyright su youtube. Lo può fare, siamo d'accordo, ma che cerca veramente?
di Francesco Pinzani
La notizia, riportata da tutte le testate giornalistiche, è che Mediaset ha fatto causa a Google poichè mette a disposizione dei propri utenti filmati televisivi realizzati dalle proprie reti. In pratica si riferisce agli spezzoni di video Mediaset pubblicati dagli utenti sul portale YouTube. Con questa motivazione cita in giudizio Google chiedendo un risarcimento di
500 milioni di euro dovuto a “
illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio-video di proprietà di alcune società del gruppo”. Ma non è finita qui. Infatti Mediaset precisa che in questa cifra non è quantificata la mancata vendita di spazi pubblicitari nei programmi illecitamente diffusi in rete. Fin qui i fatti, ora ragioniamoci sopra.
Il controllo dei dati. Annoso problema che affligge tutti coloro che gestiscono portali sui quali gli utenti possono pubblicare il proprio materiale (testuale o video) è appunto il controllo delle informazioni di volta in volta uploadate dagli utenti registrati. Diciamo che finchè il numero degli utenti è relativamente basso (sotto i 5000 giornalieri) un intervento umano di supervisione è sufficiente a tutelare il proprietario del sito da inconvenienti dovuti alla pubblicazione di materiale dannoso (già qui nasce il problema di definire quale materiale sia dannoso…). In pratica è sufficiente la figura del moderatore dei contenuti o di una redazione con questa funzione. Quando però la quantità degli interventi è notevole (caso di YouTube con decine di migliaia di upload giornalieri) l’unico rimedio risiederebbe nel tutelarsi tramite un software che faccia le funzioni di moderazione coadiuvato da un intervento umano a campione.
Controllare i dati costa. Che il sito sia di piccole o modeste dimensioni oppure che sia delle dimensioni di YouTube il dato di fatto è che il controllo delle informazioni pubblicate dagli utenti ha un costo. Questo significa che, escludendo i benefattori dell’informazione, se vogliamo pubblicare sul proprio sito internet materiale proveniente da terzi dobbiamo poter contare su
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rendita che possa perlomeno coprire questo costo. L’alternativa ovviamente è di non controllare proprio niente, ma questo lo reputo sbagliato poiché Internet è un media come tutti gli altri e non può essere usato con superficialità. Preciso inoltre che la responsabilità dei contenuti non può essere totalmente demandata neppure all’utente poiché questo, a mio avviso, rappresenterebbe una falla nel sistema di comunicazione web. Detto questo rimane una sola soluzione: pagare per controllare.
Ma allora Google ha torto? In un sistema giovane come il web, che lentamente cerca di scrivere le proprie regole, la ragione probabilmente non esiste. Esiste il problema ma la soluzione deve ancora essere scritta. Certo mi lascia perplesso la cifra richiesta: 500 milioni di euro. La stessa Mediaset dice di aver trovato almeno 4.643 filmati di sua proprietà pubblicati su YouTube. Caspita! Ma che valore dà ad ogni singolo filmato? Fossi in Google mi rallegrerei del “tiepido” palinsesto Mediaset, dal quale sono scaturiti soltanto poco più di 4000 spezzoni giudicati interessanti dai suoi utenti:
altrimenti era una rovina! Comunque sia, siamo sicuri che Mediaset abbia ricevuto un danno dalla pubblicazione di questi filmati? Siamo sicuri che non abbiano funzionato da cassa di risonanza per alcuni suoi programmi?
Il diritto d’autore. Forse il copyright non è morto ma è in gravi condizioni. Penso comunque che il web permetta di trarre un guadagno dalle proprie opere anche in assenza di diritti di autore. Il problema si presenta quando due diversi media entrano in contatto (in questo caso web e tv) senza ancora aver capito come possano collaborare tra di loro. A questo proposito è interessante il commento di
Aldo Grasso su Corriere.it
[link] dove si domanda come mai la stessa regola non valga per “
Blob” di Rai3 o “
Striscia la notizia” di Canale5. Come dire: due pesi, due misure?
Pubblicato il 05.08.2008